17 ottobre 2014

(maybe not) THE END




c'è stato un momento, di qualche giorno fa, in cui ho pensato di dover scegliere se chiudere questo spazio o no. In fondo non riesco più a stargli dietro. In fondo non ho tempo. In fondo ci sono così troppe cose.
In fondo.
Poi arriva una giornata così.
Che saranno le 4 ore di sonno. Sarà che è venerdì 17.
Sarà.
Ma questo spazio il suo perchè ce l'ha.
Quello dei silenzi, e delle urla soffocate.
ma anche di quelle gridate.
Quello dei pensieri sciolti, senza mediazioni.
Quello di ME.
Questo ottobre è un ottobre di fine percorsi. Tanti punti importanti, definitivi. Grandi. Di quelli che poi te li ricorderai ad ogni passaggio di anno, guardando un calendario.
Che si meriterebbero un THE END della Metro Goldwin Mayer.
Che un pò spaventano, ma ti accorgi anche che le spalle ora sono larghe. E che è il momento.
E però qui un punto non lo metto ancora,
chissà...


10 agosto 2014

Con gli occhi (e il cuore) di un bambino

Purtroppo è successo. Che una persona cara se ne sia andata. Che era diversa da me, come la notte e il giorno. Che abbiamo avuto momenti di scontro violenti, momenti durati giorni, o anni. Che in fondo ognuna di noi faceva solo la madre, e a volte ruggiva. Che poi però siamo state un po figlia ,io, e un po madre, lei, l'una per l'altra. In questa famiglia così particolare che è la mia. Che è costata urla, e graffi, e lacrime. E rabbia e silenzi. Ma che è un dono prezioso. Perché lei io l'ho potuta piangere come una figlia, tra le braccia di suo figlio, il padre dei miei. Accanto alla sua vera figlia, che non condividiamo il sangue ma siamo sorelle. E stringendo i miei bambini. 
Ed il mio, di figlio, mi ha mostrato il suo cuore grande, quando ha voluto salutare sua nonna come un grande. Quando mi ha detto "io non voglio piangere mamma, perché io piango quando qualcuno mi fa qualcosa di male, e nonna non mi ha fatto niente". 
Io ho questo dolore grande nel petto, quello che ti lascia il vuoto, il distacco da chi ha avuto tanto da darti, e forse lo aveva ancora. E tutto questo è ancora più grande al pensiero dei miei bambini, che hanno perso la loro nonna. Che mi gridano che non è giusto, perché loro sono piccoli. Che si chiedono perché. Ma che mi mostrano anche quanto siano in grado di viverlo quel dolore, avidi di risposte e dettagli. 
È così che vede un bambino, più lontano di un adulto, più coraggioso a volte, più consapevole. È così che Lulu ha voluto stare attaccata alla sua nonna fino all'ultimo, perché era felice così e non le faceva impressione, era la sua nonna. E che Edo ha voluto salutarla al funerale, che lui lo sapeva benissimo che dentro la bara c'era nonna ma non importava, lui voleva salutarla. E la loro determinazione ha scalfito i miei dubbi e il mio istinto di protezione, come non avrei pensato. 
Ed è così che con gli occhi e il cuore di un bambino abbiamo potuto salutarla tutti insieme. 

25 luglio 2014

Una vita fa

Chissà come ti arrivano certi ricordi, nitidi, freschi. Che neanche sapevi di averli ancora. 
Un pomeriggio d'estate, di tanti anni fa, quando ancora c'era un -teen a classificarti. 
Una villa grande e libera, che mamma e papà sono in vacanza, e tanti amici. Festa in piscina. Gente che va e viene. 
L'amico di turno. Quello un pó dannato, delle lunghe chiacchierate in una nuvola di fumo, con una bottiglia di birra in mano. Io la solita corona con limone, che poi tanto rock non lo ero mica. Lui no, lui era quello coi capelli spettanti, il plettro sempre pronto, già tanti guai da raccontare e perle di filosofia da regalare. 
E quel giorno era la volta degli amici. Mette due o tre bottiglie di birra sul tavolo : vedi Cè? Nella vita gli amici sono come queste bottiglie, a momenti ci si incontra, ci si scontra, poi si prosegue e si resta soli, per poi incontrare qualcun altro.
Cazzate.
O forse no.
Che chissà perché stasera mi ritrovo a pensare a quelle parole, mentre divoro l'ultimo di Murakami che racconta della fine immotivata di una grande amicizia, e mi chiedo quand'è che alcune persone tanto vicine sono diventare incredibilmente distanti. 
Le mancate sorelle, quelle di una vita divisa. Delle dinamiche difficili a volte, ma delle catene forti e resistenti. E invece. 
Chissà che non avesse poi ragione lui, diciassettenne dannato di una vita fa. 

29 maggio 2014

Del perchè e del per come

Mi intestardisco, spesso. Nel tentativo di risanare forse qualche crepa che non è neanche troppo evidente.
Chissà.
Quel bisogno di aggiustare ogni cosa, di non mollare fino a che non è tutto in ordine.
Sto guarendo eh, mi impegno da tempo. Ma la strada è lunga e tortuosa, e il lupo si sa...
Così mi ritrovo a considerare.
Che do spazio a persone molto lontane da me, e mi affanno nel tentativo di conciliare, a volte, di trovare nicchie morbide, altre, in mezzo a tanti spigoli. In spazi stretti. Chissà perchè poi. Chissà per come.
Come se dovessi necessariamente starci in quello spazio così angusto, che mi si addice così poco.
Quando c'è tutto un mondo nuovo, fluido, avvolgente. Con persone dalle braccia larghe e aperte. Incasinate e colorate. Folli e rumorose. Che amo. Perchè di spigoli quasi quasi non ne hanno, o forse chissà, che siamo capaci di nasconderli, come i ricci, solo per stare più vicini. E mi piace. Che quando un posto ha pochi angoli poi ti ci adatti meglio, comunque tu sia.
E penso sempre a lei e a lui, quelli che stanno capendo che persone essere. Che devono imparare ad ascoltare, oltre il rumore di fondo, ciò che sono. Ci penso quando mi lancio senza troppi pensieri in discorsi e atteggiamenti poco quadrati, e mi sento bene, che voglio solo che loro imparino che gli spigoli in fondo servono a poco. E mi guardano con uno di quei sorrisi che fa diventare gli occhi piccoli.
E allora ci penso, che il perchè e il per come  non importano, perchè quello che importa è tutto lì.


8 aprile 2014

Saving Grace

I momenti di grazia sono quelli in cui ti accorgi di avere qualcosa di grande tra le dita. Qualcosa che non ti aspettavi, eppure è lì per te. Perchè te lo hanno regalato quattro occhi, che chiedono, pretendono. Perchè lo hai cercato così a lungo, senza neanche saperlo. Perchè è parte di te.
E' quel qualcosa in fondo a un percorso, che quando finalmente lo stringi capisci che è il posto che hai cercato per una vita. Con goffi tentativi di un'adolescente impacciata. Con lo sguardo impaurito di giovane donna. Con il piglio guerriero di una mamma. Con il desiderio profondo di dare sicurezza e forza a chi dipende da te.
C'è solo da respirare, finchè ce n'è, e andare.


25 marzo 2014

La pazienza

Lei mi insegna l'arte della pazienza. Lei più di chiunque altro. 
L'arte dell'attesa, quella per cui vale la pena, anche quando non lo penseresti.
Lo fa quando d'improvviso la guardo e mi accorgo che ha trovato il suo centro.
Dopo avermi stremata, prendendo molto più di quello che pensavo di poter dare. Disarmandomi ogni volta. Spingendo sempre una misura più in là. 
E così mi rendo conto di quanto prezioso sia poterla guardare mentre cresce, misurando ogni centimetro di sè e di me, dello spazio necessario affinché entrambe esistiamo, calibrando il suo passo, combattuta e impaurita. Con l'occhio sempre rivolto a me, con il repentino passaggio dalla sfida alla richiesta disarmata.
E' come tra lei, i pattini, il ghiaccio, e me. Può sembrare talmente fragile da meritare la più meticolosa attenzione. Ma poi, al momento giusto, è semplicemente la cosa più naturale, semplice, scivola quasi via. Come una farfalla dal suo bozzolo, ogni volta con colori nuovi, eppure sempre lei, che con tanta pazienza riprende a tessere un nuovo bozzolo.



2 febbraio 2014

Il peso delle parole

Ci sono frasi che semplicemente non andrebbero dette
che nel momento in cui toccano l'aria acquistano una consistenza plumbea
penetrante
che entra lì, dentro orecchie e cuore,
giù fino in fondo.
Quella consistenza densa non si scioglie poi.
Non c'è calore, o passione fluida che la lavi via davvero.
E' un attimo, di troppo.
Che magari tu certi pensieri li immagini, che passino.
Che la testa lo comprende, che sia lecito.
Ma prendere forma, suono, voce,
quello no.
L'amnesia arriverà, certo,
ma sarà calma apparente, fino al primo ricordo sfiorato.



31 gennaio 2014

libera una ricetta (di un'altra nonna) : la torta salata di riso

Questo è un furto, lo dichiaro apertamente.
Però è uno di quei furti fatti col cuore, perchè oggi voglio liberare una ricetta semplice ma che non avevo mai incontrato prima di conoscerla dalla mia quasi ex suocera. Perchè si sa che la mamma del marito è una figura scomoda, e nel diventare ex la scomodità diventa pure spigolosa assai...ma 'ste (ex) suocere hanno pure tante belle cose, e se le condividono con noi è ancora più bello. E poi, la torta di riso della nonna Luisa resta nel mio cuore, ed è la droga legalizzata di mio figlio, perchè è pure senza glutine.
E' un primo, un aperitivo, un finger food, una merenda...un jolly. Provare per credere!
Ovviamente mi conoscete (alcuni no ma sappiate che vado per uno a dir poco) e allora io stasera mentre guardo masterchef e scrivo questa ricetta molto semplice NON sto cucinando per voi...ma facciamo come se :P

E allora la premessa è : riempite la cucina di amore di nonna, mettete su questa


(che secondo me ci sta bene) e via:

Ingredienti: 3 hg riso, 2 uova, olio qb, latte qb, sale, parmigiano a volontà

Lessate il riso in abbondante acqua salata e scolatelo al dente. Mettetelo in una terrina e ricopritelo a filo di latte. Lasciate riposare per 1 ora circa, e verificate che il latte sia stato completamente assorbito. Quando assorbito, aggiungete 2 o 3 cucchiai di olio, le uova intere e il parmigiano. Mescolate e mettete in una teglia rotonda unta di olio di circa 30 cm di diametro. Schiacciate bene l'impasto in modo che la "torta" abbia uno spessore di circa 2 cm. Infornate per circa 1 ora a 200 °C e controllate che si formi una crosticina dorata. Sfornate, lasciate raffreddare e consumate a volontà!




"Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia.Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web"

Tutte le ricette liberate le trovate qui

30 gennaio 2014

overcrowded

Sovraffollamento mentale.
questo il mio stato (spesso usuale mi rendo conto).
Cosa fare?
Delle liste non bastano. No.
C'è questa cosa di un nuovo lavoro (ve l'ho detto? No? si si...da qualche parte....) vabbè, la nutrizionista.
e allora mille mila corsi, millemila idee...perchè poi se sei ricercatrice nell'anima...come dire? Lo sei per sempre. E quindi tu ricerchi, sempre e comunque. sei una macchina che accumula informazioni per avere la visione d'insieme e solo dopo attente valutazioni, scegliere.
E all'interno di questa cosa mille idee di come partire: un nuovo blog, perchè le cose che scopro le voglio diffondere, perchè il mio animo è social e perchè vi voglio bene; un'idea, un sogno di unire divertimento e lavoro; e ancora di più.
Poi però c'è il lavoro "tradizionale", quello a cui sono attaccata come una cozza...e l'idea di puntare più in alto ancora, di provare a dire qualcosa di più, a lasciare il segno, a non mollare. Perchè qualcosa di piccolo l'ho già detto e qualche sassolino l'avrò anche lasciato... ma poi mi arrivano idee su idee...e quando scopro dopo anni che qualcuno con più mezzi va avanti e dà ragione alle mie intuizioni...allora ho voglia di volare alto, e rischiare...
Poi ci sono io e tutto il mio resto. Questo blog che mi chiama sempre e a cui non rispondo quasi mai, la mia Nikon ammiccante che ho lasciato in un angolo della mia piccola casa, la voglia di lasciar andare i pensieri e le dita, e non solo per scrivere ma anche per disegnare, come facevo tanto tempo fa...
E la voglia di sciogliere le idee e le gambe con solo la musica nelle orecchie...
e mi pare che sto scrivendo sempre le stesse cose.....
vabbè ciaoooooooo
ve l'ho detto che c'ho la testa sovraffollata...aiutatemi, su!





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